Il Natale dei grandi registi

The Auteurs of Christmas, letteralmente Gli Autori del Natale, è un video prodotto dalla Fourgroundsmediainc, che mostra come sarebbe la mattina di Natale se a girarla fossero i grandi registi contemporanei.
Ogni regista, infatti, ha la sua firma. Una fotografia particolare, un modo specifico di inquadrare e di riprendere; una direzione più o meno rigida. Con o senza musica. E tutti loro, probabilmente, hanno un modo specifico (personale?) di vedere il Natale – sì, avete capito bene: quello con l’albero, le renne e i regali. In questo divertentissimo video (qui sotto), una produzione della Fourgroundsmediainc, vediamo la mattina di Natale come fosse stata girata da Steven SpielbergMartin ScorseseLars Von TrierWes Anderson e altri: anche senza leggere il loro nome in sovrimpressione, che pure c’è, riconoscere il loro tocco è facilissimo. Prendete, per esempio, Kubrick. O Woody Allen: la trovata del cappellino e della parlata insicura e balbettante è semplicemente geniale. A voi, The Auteurs of Christmas


Piovono polpette:ecco la recensione

Poco dopo gli eventi narrati in Piovono Polpette, l'isola dell'inventore Flint Lockwood viene messa in quarantena da un idolo del nostro eroe, il guru della scienza commerciale Chester V. A questo punto Flint, la sua ragazza Sam Sparks, suo padre e gli altri amici si trasferiscono a San Franjose, ignari di una terribile verità: il Replicatore di Cibo Super Mutante Diatonico Dinamico di Flint Lockwood (per comodità "RCSMDDFL"!) è tuttora in attività, e sta rendendo senziente il cibo...
Chi scrive ha amato molto il primo Piovono Polpette di Phil Lord & Chris Miller, attualmente impegnati sull'atteso film dei Lego. Gli aspetti più seducenti per un appassionato d'animazione erano lo stile grafico nettamente diverso dalla media (in stile Carosello nostrano, notammo all'epoca) e l'amore per l'aspetto più volutamente stupido e buffonesco del cartoon. Uno spirito degno di alcuni cortometraggi della Golden Agediretti da Tex Avery, una coreografia che si compiace di caricature deformi, con movimenti, suoni e raptus surreali, gratuiti. Liberatorio.
Ereditando la regia di questo sequel ancora prodotto dalla Sony Pictures Animation, gli ex-storyboard artistCody Cameron e Kris Pearn (già nel team del primo) hanno capito che questo procedere istintivo era un elemento fondante delle avventure di Flint, e hanno quindi pensato di mantenerlo. Idea giusta, ma avrebbero dovuto farlo fino in fondo. Dando un prosieguo alle avventure della gang, gli autori hanno puntato su un allentamento progressivo della demenzialità, in favore di un tono più fiabesco, ma anche più delicato e più buonista.
Non che il primo film fosse privo di un sano sottotesto ottimista, ma ogni tenerezza era sapientemente compensata da un'impagabile stupidaggine, mentre qui la voglia di far evolvere i personaggi zavorra la follia a mano a mano che il film procede, dopo un inizio scoppiettante. E alcune delle trovate che dovrebbero essere più spassose, come la mimica dei cetrioli e della fragola, sembrano più concorrenza agli iconici Minion diPierre Coffin.
Rimane insindacabile invece l'impegno grafico, e lodiamo la fantasia del production designer Justin Thompson e del direttore artistico Dave Bleich: il cibo vivo è impagabile (noi tifiamo per gli ippopatatami), mentre design e animazione ipnotica di Chester V sono raramente ammirati in produzioni mainstream.
In altre parole, ci si diverte sempre e Flint Lockwood rimane simpatico, ma la freschezza sorprendente del primo capitolo non è uscita indenne dalla serializzazione.

Philomena:parla il regista

Mymovies.it lo consiglia con un assolutamente si
Ecco l'intervista al regista del raffinatissimo Philomena.
Conversare con la stampa non è lo sport preferito di Stephen Frears, nonostante di cose ne abbia da dire in quantità. Il suo linguaggio è quello del cinema: è ai suoi film, dalla scrittura sempre più sofisticata, che lascia volentieri la parola. I giornalisti lo imbarazzano, dice, e forse è timido davvero. Con Philomena , sesto film in concorso alla 70. Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia, ha parlato con una capacità di persuasione finora senza precedenti, divertendo e commuovendo la platea, si direbbe all'unanimità. Merito di una strana coppia impegnata in una gara affettuosa di bravura: un'attrice brillante ed un comico (Judi Dench e Steve Coogan) chiamati ad interpretare con delicatezza la più terribile delle storie, e cioè la storia vera di una donna irlandese (tra le tante) a cui le suore del convento di Roscrea strapparono da ragazza il figlio ("del peccato") per venderlo ad una coppia di americani. 

Com'è venuto a conoscenza di questa storia?Non conoscevo la storia quando sono stato chiamato a dirigere il film. Però conoscevo le malefatte dei cattolici e il luogo in cui la vicenda si è svolta, in Irlanda. Sono arrivato quando la sceneggiatura era già scritta e gli attori principali già arruolati, ma è stato estremamente interessante poter fare questo film e ne vado molto fiero.

Com'è stato l'incontro con le persone reali che si celano dietro i personaggi del film?Il vero Pete Olsson (ma il nome è fittizio) è stato molto disponibile e ci ha messo a disposizione il girato del bambino vero, i suoi filmini di famiglia. La vera Philomena è una donna realmente straordinaria. Ha visto il film due volte, perché la prima era troppo nervosa e ha chiesto di rivederlo. Ha detto di averlo molto apprezzato e per me questa è la cosa importante. È anche venuta sul set, proprio durante la scena terribile della lavanderia, quando portano via il bambino. Le dicevo: "non dovresti stare qui", ma ha saputo perdonare, per cui per lei è più facile rispetto a chi non è riuscito a superare la rabbia.

Con chi si riconosce maggiormente all'interno del film: con Philomena, con il giornalista, la editor o il figlio perduto?Con il giornalista e il suo ateismo. Lui dice che, a differenza della protagonista, non avrebbe perdonato un torto tanto grave e io stesso non so davvero dire se ce l'avrei fatta o ce la farei mai. Il modo in cui Philomena continua nonostante tutto a difendere le suore per me ha davvero dell'incredibile.

È cattolico?No e non so nulla del cattolicesimo, del suo stato attuale in Gran Bretagna o altrove. Mi pare che questo Papa non sia male, mi piace, ma non ne so molto di più. Sono stato battezzato, salvo poi scoprire di essere ebreo, molto tempo dopo. Non so perché la cosa non mi sia stata detta prima. Probabilmente il mio umorismo ha quella radice lì.

Ancora una donna al centro di un suo film, una donna forte, che non si lascia fermare da nessuno.Sì, è terribile. È la mia croce. Le donne della mia vita sono tutte donne forti e mi tirano matto. Sono circondato da grandi donne e grandi attrici, che spesso ricevono premi importanti e la cosa mi rende molto felice.

Dopo The Queen, le interesserebbe un giorno raccontare della storia di William e Kate, che recentemente hanno occupato ogni spazio dell'informazione inglese?No, non mi sembrano granché interessanti.

Vista la sua performance alle Olimpiadi, crede che la regina sia una persona divertente, con il senso dell'umorismo?
Probabilmente no.

Cosa pensa di Berlusconi?Penso che dovrebbe stare in prigione. Sono soddisfatto, invece, del recente voto negativo che il governo inglese ha espresso nei confronti del possibile bombardamento della Siria. È una buona settimana per la democrazia. Avremmo potuto solo peggiorare le cose. Come ai tempi di Tony Blair, che aveva sicuramente del carisma ma è stato un pessimo primo ministro, la sua politica era una politica sbagliata.

A quale nuovo progetto sta lavorando?Ad un film su Lance Armstrong. La sua vicenda mi affascina perché è una storia moralmente molto complessa.


Fonti:mymovies.it

Spaghetti Story rilancia il cinema italiano

Spaghetti Story rilancia il cinema italiano verso una nuova direzione: è un film puro, innocente, a tratti ingenuo in maniera positiva, e allo stesso tempo maturo. Triste e comico, in un equilibrio riuscito che non scade mai nella commedia volgare, o nel dramma melenso. Ho avuto modo di vedere Spaghetti Story al festival del cinema di Mosca, e nei primi minuti ero incuriosito e compiaciuto dalla freschezza della sceneggiatura, dalla fotografia semplice ma efficace, una regia che rende le scene naturali e non banali o forzate. Si ride, ci si commuove, si riflette su quella che in realtà è anche un pò la nostra storia. Spaghetti Story è il racconto della vita di chiunque, un ritratto lucido dei nostri giorni. Giorni difficili, divertenti, noiosi e assonnati. Complicati e per questo esaltanti. La trama ed i personaggi scorrono sotto gli occhi velocemente, leggeri, ogni parola detta sembra adatta ed efficace, e si fa presto ad affezionarsi alle persone raccontate in questa pellicola. Ci si ritrova a Roma, ma potrebbe essere dovunque. Il tema principale è quello del cambiamento, della ricerca della maturità. Spaghetti Story è un film che proietta sulla tela gli elementi essenziali della vita, spesso andando al di là del contesto storico, e piuttosto concentrato sui meccanismi emotivi dell'essere umano: i sogni nel cassetto, la ricerca della felicità, la paura di perdersi e il desiderio di migliorarsi, l'amicizia, le aspettative deluse, la vergogna e la voglia di ridere nonostante tutto. Consiglio la visione di questo film a chiunque abbia voglia di perdersi per un pò, per poi ritrovarsi. La pellicola è lo sfogo di un'intera generazione stanca di aspettare, e impaziente di lanciare sullo schermo le proprie paure, le sfide personali, e le proprie risate, qui dipinte come strumento essenziale per rendere la vita accettabile, indispensabile, meravigliosa. Qui non c'è traccia di ricette cinematografiche imposte dal meccanismo dei blockbuster, nè la paura di fallire raccontando una storia che non è spettacolare, ma è la storia più vera, perchè è la nostra. E se questa storia fosse stata raccontata in un libro, probabilmente il suo successo sarebbe dovuto alla scrittura sorprendente, al trionfo del suo ingenuo e contagioso ottimismo, e al passaparola, piuttosto che alla propaganda. Spaghetti Story è un film essenziale e terapeutico, realizzato con la passione che soltanto un giovane e promettente regista può dare.
mymovies.it

Fast and Furious 7-modifica sceneggiatura

Universal è sempre alle prese con la questione Fast & Furious 7. La morte di Paul Walker, oltre a sconvolgere tutti, ha inevitabilmente bloccato la produzione del film, che comunque arriverà nelle sale. Una delle possibilità di cui si era parlato, voleva che la pellicola ripartisse da zero,ma restava l’incognita su come James Wan e soci avrebbero trattato le scene girate da Walker prima del tragico incidente. L’attore aveva ancora metà film da girare, con le scene più importanti in sospeso. Alcuni parlavano addirittura di un suo taglio, ma la voce è stata immediatamente smentita. Tanto più che ora The Hollywood Reporter svela come lo sceneggiatore Chris Morgan sia tornato sullo script originale per trovare una soluzione plausibile che non solo spieghi la presenza limitata di Brian O’Conner nel nuovo episodio della saga (il materiale già in possesso della troupe, dunque, non verrà eliminato), ma soprattutto renda il giusto omaggio a Walker.
Se il piano avesse successo, le riprese potrebbero ricominciare già a fine gennaio, anche se è difficile che venga rispettata la data d’uscita dell’11 luglio prevista all’inizio (10 luglio per l’Italia): solo ieri, la Fox ha annunciato che in quel weekend uscirà il suo Il pianeta delle scimmie: Revolution, che da noi arriverà il 31 luglio.

Joseph Gordon-Levitt sarà Sandman

L’adattamento di Sandman, visionaria graphic novel di Neil Gaiman, è uno dei progetti più elettrizzanti dell’universo Warner Bros./DC Comics. E ora le voci che volevano a bordo Jospeh Gordon-Levitt sono state confermate: secondo il sempre ben informato Mike Fleming Jr. di Deadline, infatti, l’attore ha trovato un accordo non da poco con la major, che lo vedrebbe nella triplice veste di produttore (con David Goyer), protagonista e… regista. Prospettiva interessante, che Levitt ha commentato sul suo profilo Twitter: «Signore e signori, è un onore incredibile lavorare con la Warner Bros. David Goyer e Neil Gaiman stesso a SANDMAN».
Con Don Jon, commedia anticonvenzionale che ha rappresentato il suo esordio alla regia, Levitt ha convinto e perché no, anche stupito tutti, tanto che la WB ha deciso di affidargli le chiavi di uno dei capolavori più grandi della DC (perfetto regalo di Natale, tra l’altro), che apre inevitabilmente nuove strade per il nuovo universo cinematografico in via di formazione. A questo punto manca solo uno sceneggiatore (Goyer a quanto pare si limiterà a produrre) e il team creativo sarà al completo.

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Colpi di Fortuna-di nuovo un Cinepanettone riformato

In casa Filmauro, nel 2012 si era deciso di tornare - a dodici anni da Body guards - Guardie del corpo(2000) - a una tipologia di cinepanettone che non riguardasse più italiani imborghesiti in vacanza e, soprattutto, che facesse del tutto a meno della abusatissima tematica del Natale; ricorrendo, oltretutto, non più a una struttura narrativa volta ad intrecciare diverse storie tra loro, ma a proporne soltanto due ed in maniera separata, sfruttate in altrettanti episodi.
A un anno di distanza, Luigi e Aurelio De Laurentiis pongono nuovamente il fido Neri Parenti dietro la macchina da presa per un'operazione sostanzialmente simile a quella del 2012, ma rispetto alla quale presenta differenze così sintetizzate dal regista: "Colpi di fortuna nasce dal desiderio di fare un film ottimista in un periodo di malessere e malumore come quello che stiamo vivendo. Pensare che un colpo di fortuna possa cambiare la propria situazione può far sognare, ma anche riflettere: in fondo, alcune iniziative sociali e politiche potrebbero raggiungere lo stesso scopo in maniera più concreta. Il cambiamento principale del film di quest'anno risiede naturalmente nell'argomento: se in Colpi di fulmine si parlava d'amore, qui il tema è la buona sorte. Anche l'impianto narrativo è stato modificato: siamo passati da due a tre episodi e nel cast abbiamo aggiunto le new entries: Luca & Paolo Francesco Mandelli, che si affiancano a Christian De Sica Lillo & Greg".Quindi, i novantasette minuti di visione aprono con Luca Bizzarri Paolo Kessisoglu impiegati di terra di una compagnia di crociere al porto di Napoli, il secondo dei quali non solo è innamoratissimo della Fatima Trotta cassiera di un bar-tabacchi senza trovare il coraggio di dichiararsi, ma si risveglia anche con i postumi di una sbornia epocale senza ricordare nulla della notte precedente; neppure che fine possa avere fatto la giacca in cui si trova il biglietto del Lotto che, nel frattempo, ha scoperto insieme all'amico essere quello che gli ha fatto vincere sei milioni di euro.
Poi, è il turno dell'immancabile Christian De Sica nei panni di un terribilmente superstizioso imprenditore tessile di successo che, in procinto di concludere un grosso affare che gli permetterebbe di ottenere l'esclusiva di una pregiatissima lana prodotta da capre mongole, ingaggia uno dei rari traduttori dal mongolo, ovvero Francesco Mandelli, in realtà uno dei più grandi porta sfiga della storia.
E si conclude con Lillo, ex ballerino di prima fila di Raffaella Carrà, sposato e con quattro figli di cui due adottivi, che, inaspettatamente, scopre di aver ricevuto un'eredità da un padre che non aveva mai conosciuto e che credeva morto da tempo; senza immaginare, però, che il lascito in denaro sia quasi inesistente e che il "bottino", in compenso, comprenda Greg, fratello folle e pieno di assurde manie del quale non sapeva neanche l'esistenza. È subito chiaro, allora, che il primo segmento, con i due protagonisti impegnati a ricostruire quanto accaduto nel corso della notte brava di Paolo, non si limiti altro che a emulare il plot di Una notte da leoni (2009) di Todd Phillips, tra bare da sco

perchiare, poco raccomandabili individui in vena di botte e, addirittura, incontri con calciatori del Napoli.
Un segmento piuttosto fiacco e al confronto del quale funziona decisamente meglio il secondo, soprattutto grazie agli equivoci in cui De Sica incappa dinanzi alla stramba parlata con la "f" al posto della "s" sfoggiata dal bravo Mandelli, qui al suo terzo cinepanettone Filmauro dopo Natale a Miami(2005) e Natale a New York (2006).
Mentre si gioca in particolar modo di equivoci anche con i mai disprezzabili Lillo e Greg, alle prese con una vicenda che, però, si basa su un'idea in grado di offrire molte meno occasioni per ridere rispetto a quella che li vide coinvolti nel succitato Colpi di fulmine, sebbene, come questa, presentasse l'evidente sapore di un loro tipico sketch rispolverato cinematograficamente.
Di conseguenza, nonostante la professionalità del cast, il risultato globale dell'operazione si rivela essere un agglomerato discontinuo e difficilmente capace di mantenere costante il livello di coinvolgimento comico per la sua intera durata; tanto da conferire in maniera facile l'impressione che i tre racconti che lo costituiscono funzionino meglio se trasmessi separatamente in televisione.